Due tipi di terapia
Il crociato anteriore, se rotto, non si riaggiusta da solo e va ricostruito. Due le opzioni: utilizzare uno dei tendini presenti nel ginocchio del paziente oppure il tendine di un donatore, come spiega il chirurgo ortopedico Venanzio Iacono in questo focus
La lesione del crociato anteriore è la rottura della struttura fibrosa che si trova al centro del ginocchio tra la tibia e il femore. Il crociato anteriore, insieme a quello posteriore, è il perno dell’articolazione del ginocchio. La sua funzione è quella di impedire lo spostamento in avanti della tibia rispetto al femore. Come intervenire? Come ricostruire il l’articolazione del ginocchio? Il focus è di Venanzio Iacono, ortopedico dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), è il medico che ha operato il campione di judo Marco Maddaloni, che nell’intervista che puoi leggere qui racconta il suo infortunio e le difficoltà che ha affrontato prima di risolvere il problema con un trapianto di legamento da donatore.
Sintomi
La prima cosa che il paziente prova subito dopo una lesione al crociato anteriore è un deciso «crack» seguito da una sensazione di cedimento. Poi monta il dolore e subentra l’impossibilità a muovere l’articolazione. In alcuni casi si può sviluppare anche un ematoma.
Diagnosi
Lo specialista può capire che il paziente ha subito una rottura del crociato anteriore già da una prima valutazione della dinamica dell’incidente. Il primo esame che si effettua subito dopo la prima visita è una radiografia che permette di verificare l’eventuale presenza di lesioni ossee. Ma è con una risonanza magnetica che è possibile valutare la lesione del crociato anteriore ed eventualmente altre lesioni collaterali, che spesso la accompagnano.
Trattamenti
Una volta rotto, il crociato anteriore, a differenza di altri legamenti, non si riaggiusta da solo e per questo va ricostruito chirurgicamente. Per farlo ci sono sostanzialmente due opzioni: utilizzare uno dei tendini presenti nel ginocchio del paziente, il cosiddetto trapianto autologo, o utilizzare il tendine di un donatore.
Trapianto autologo. Questa procedura consiste nel prelevare dal ginocchio del paziente uno dei tendini sani: quello rotuleo, quello gracile o quello semitendinoso. La scelta dipende da vari fattori: dallo sport praticato, dalle cause e dalla gravità del trauma, ecc. Il prelievo del tendine avviene tramite un intervento a cielo aperto, mentre il suo riposizionamento viene eseguito in artroscopia: il tendine viene fatto scorrere attraverso un tunnel sulla tibia e sul femore e poi viene fissato tra i due capi ossei. In seguito sarà la natura a far integrare il legamento nel sito in cui è stato trapiantato. L’intervento dura meno di un’ora e viene eseguito in anestesia generale o spinale a seconda delle esigenze del paziente.
Trapianto da donatore. Nel caso in cui le condizioni del ginocchio del paziente non consentissero di prelevare un tendine o per evitare di indebolire ulteriormente l’arto, come nel caso di Maddaloni, è possibile utilizzare il tendine di un donatore. In questo caso si può usare qualsiasi tendine, anche quello della caviglia, disponibile nella Banca dei tessuti. L’intervento è del tutto simile a quello del trapianto autologo. Il rischio di rigetto del tendine del donatore non c’è, perché si tratta di tessuti fibrosi che non attaccano l’organismo.
Dopo l’intervento
La rieducazione della nuova articolazione inizia praticamente subito dopo l’intervento. Dopo un mese si abbandonano il tutore e le stampelle e si può cominciare la riabilitazione in piscina o sulla cyclette. Tre mesi dopo l’intervento si può correre e cinque-sei mesi dopo si ritorna come prima dell’infortunio.
Articolo pubblicato su Ok Salute e Benessere
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